Ciao Luca. Sono più di venticinque anni che suoni la chitarra. Raccontaci come è avvenuto il primo approccio allo strumento e quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a studiarlo.
Mi sono avvicinato alla chitarra e alla musica nell’infanzia, per una sorta di “esigenza personale”. Spesso mi capita di vedere genitori che spingono i figli verso uno strumento, o a volte li obbligano letteralmente a prendere lezioni. Nel mio caso, invece, è successo il contrario. Mi sono innamorato dello strumento quando ero ancora alla scuola materna. Un volontario veniva, ogni tanto, a fare animazione e un giorno portò una chitarra e si mise a suonare e cantare. Appena sentii le prime note uscire dallo strumento rimasi letteralmente stregato! Con i giusti insegnanti e il desiderio di superare gli ostacoli tecnici e musicali, il percorso è proseguito fino ad ora e la musica è diventata, oltre che una passione e una valvola di sfogo, una professione. Ho studiato per alcuni anni chitarra classica, per poi interessarmi al jazz e alla musica improvvisata. Parallelamente ho suonato anche musica leggera, pop/rock e come risultato ho sviluppato una certa versatilità e dal punto di vista artistico il gusto a mescolare diversi generi musicali e matrici sonore. Anche l’aspetto compositivo ha rappresentato un forte interesse e mi ha portato a dedicare sempre più tempo alla scrittura e all’arrangiamento.
Quali sono state sino ad ora le tappe principali della tua carriera?
La mia “carriera” professionale è iniziata dieci anni fa circa. Allora militavo in una band che si chiamava Free Folk Ensemble, con cui proponevamo un crossover musicale tra folk, rock e prog. Con loro mi esibii in alcuni festival italiani e fu una bellissima esperienza. Iniziai poi un’attività live piuttosto intensa, in club, suonando un po’ di tutto. Parallelamente iniziai a scrivere i primi brani originali. In quel periodo conobbi molti musicisti e alcuni produttori e ricevetti le prime convocazioni per sessioni in studio, principalmente come chitarrista acustico. Ho suonato su parecchi dischi di musicisti genovesi e non e accompagnato molti cantautori. Per citarne alcuni, Max Manfredi, Cristiano Angelini, Nima Marie, Roberta Barabino e molti altri. Nel 2011 sono stato chiamato a far parte del progetto Baccini canta Tenco, tributo del cantautore al grande Luigi Tenco. Il tour mi ha visto impegnato per 3 anni in tutta Italia. Come testimonianza del progetto è uscito anche un album registrato live in teatro e premiato con la Targa Tenco. Una soddisfazione. Nello stesso periodo ho pubblicato il mio promo disco, Viens voir, raccolta di brani scritti nel corso degli anni, con un taglio molto fusion, dove ho mescolato strumenti acustici ed elettrici.
Ho poi collaborato con il chitarrista Armando Corsi con cui mi sono esibito in vari festival.
Nel 2012 è iniziata la mia collaborazione con Marco Canepa, produttore di grande talento ed esperienza, molto conosciuto in Italia e all’estero, che mi ha aiutato a selezionare nuovo materiale originale e produrre Sober, il mio secondo disco, che è uscito nel 2014.
Negli ultimi due anni ho lavorato molto come session man in studio e live, registrato per la cantautrice inglese Hannah Scott e accompagnato la cantante italiana Giulia Ottonello. Sul versante strumentale/jazz ho portato avanti il mio progetto live che si chiama Esperanto, collaborando con musicisti di grande valore, come Fausto Beccalossi, Marco Fadda, Riccardo Barbera, Mario Arcari, Lukas Mantel e molti altri.
Nell’aprile 2014 è uscito Sober, un disco prodotto in collaborazione con Marco Canepa. Quali sono i caratteri distintivi di questo lavoro?
Sober è un disco acustico di composizione. Raccoglie dieci brani che ho scritto nell’arco di due anni circa. Il processo creativo mi ha aiutato molto in un periodo della mia vita complicato per motivi famigliari. Scrivere questi brani è stata una sorta di catarsi. Ho sentito l’esigenza, negli ultimi anni, di ricercare la melodia e l’essenza del messaggio musicale e in Sober ho spogliato la mia musica di tutto ciò che era superfluo per arrivare all’essenziale, che spesso contiene un messaggio molto diretto. Ho curato molto gli arrangiamenti, aiutato da Marco, un artista di grandissimo talento, gusto ed esperienza, che ha capito molto bene il messaggio che volevo esprimere e ha creato il sound giusto per questo tipo di lavoro. Essenziale anche il suo apporto sulla scrittura delle parti di archi, con cui abbiamo dato maggior profondità e colore ad alcuni brani. Lavorare con lui è stato molto stimolante e produttivo. Sono molto contento del risultato finale di questo lavoro, sia a livello sonoro che musicale.
In questo disco vanti numerose collaborazioni. Alcuni nomi sono Fausto Beccalossi, Mario Arcari, Marco Fadda, Riccardo Barbera. Quali ricchezze porta la collaborazione con altri artisti in un proprio disco?
Questo disco è nato da composizioni per chitarra arrangiate per un ensemble e “arricchite” dal sound e dal talento di vari musicisti. Chi ha collaborato alla realizzazione, non ha solo eseguito ciò che avevo scritto, ma ha dato anima ai brani con la propria sensibilità. Collaborare con altri artisti, credo sia fondamentale, in assoluto. Arricchisce il proprio modo di fare musica, perché c’è sempre uno scambio di visioni e informazioni e arricchisce anche il prodotto che viene “contaminato” dalla sensibilità e dall’estetica altrui. La lista degli ospiti, su Sober, è lunga e con alcuni di loro si sono creati rapporti sfociati in collaborazioni live (ad esempio con Fausto Beccalossi, talento internazionale della fisarmonica in campo jazz).
Hai già portato la tua musica all’estero?
Mi è capitato qualche volta di suonare all’estero, principalmente in Francia, Svizzera e Austria. Fino ad ora non l’ho fatto con continuità, ma questo è uno degli obbiettivi che sto portando avanti, lavorando con promoters e persone che mi aiutano a diffondere il mio progetto musicale. In Italia ci sono alcuni bei festival e iniziative musicali e artistiche di grande interesse e rilievo. Ma purtroppo sto assistendo anche ad un imbarbarimento culturale generalizzato e a quello che io chiamo con molta amarezza “decadentismo”. La politica e la televisione (spesso al servizio della politica stessa) hanno diffuso spazzatura e contenuti di livello bassissimo, negli ultimi 20/30 anni, anestetizzando la gente, disinteressandola sempre di più all’arte e alla musica e abbassando il livello culturale medio. Il consumismo, il menefreghismo, la sottocultura del voler fregare il prossimo per arrivare da qualche parte e poi anche la crisi economica, hanno fatto il resto. Non voglio generalizzare, né essere eccessivamente negativo ma fare il musicista, come professione, in Italia, nel 2015 è davvero cosa per pochi. Non servono solo capacità artistiche e tecniche, ma anche molta pazienza, sopportazione e dosi di entusiasmo continue. Non a caso molti colleghi stanno emigrando all’estero e io capisco bene la loro scelta. Io sto provando a rimanere, espandendo da qui il lavoro all’estero, ma non è facile. Amo il mio paese ma vedo con molta invidia che, nel mondo, ci sono paesi dove la musica e l’arte rivestono l’importanza che gli compete.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto lavorando ad un nuovo disco che registrerò nel 2016, un progetto esclusivamente chitarristico di composizione dove suonerò chitarra classica, acustica, 12 corde e baritona. Saranno tutte nuove composizioni e le registrerò probabilmente con un approccio molto live e senza overdubbing. Suonare da solo mi sta dando molti stimoli e sento forte il desiderio di realizzare questo progetto e portarlo poi in giro dal vivo.
Parallelamente sto portando avanti l’attività concertistica con il mio progetto live e collaborazioni varie in campo strumentale/jazz e altre in ambito leggero e pop. Parallelamente mi dedico anche all’insegnamento e appena avrò il tempo di organizzare le idee, mi piacerebbe molto pubblicare un piccolo metodo didattico, basato sulla mia piccola esperienza maturata in questi anni.
ACOUSTIC FRANCIACORTA
Oggi, giovedì 27 agosto presso Borgo Santa Giulia di CORTE FRANCA:
ore 18.30 – incontro con Luca Falomi e le chitarre del liutaio Fabio Bonardi
ore 21.00 – concerto con Luca Falomi (fingerstyle jazz), Max Manfredi duo (canzone d’autore) e Musica Da Ripostiglio (manouche)
Visita il sito web del Festival!