Intervista al ‘Principe della chitarra fingerstyle’: Andrea Valeri

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La discografia, i nuovi progetti, il grande ritorno ad Acoustic Franciacorta e non solo. Andrea Valeri ci svela tutti i particolari!

Come ti sei avvicinato al mondo della chitarra fingerstyle?
Ho ascoltato per molto tempo la chitarra acustica, prima di avvicinarmi al Fingerstyle, principalmente nel cantautorato italiano e mi affascinava già tantissimo, la sentivo veramente “mia”. Poi, a 14 anni, ho sentito suonare per la prima volta in vita mia persone come Michael Fix, Tommy Emmanuel, Chet Atkins, Mark Knopfler, Merle Travis, Jerry Reed e molti altri e posso veramente dire che in quel momento la mia vita è cambiata radicalmente. Mi sono avvicinato al Fingerstyle e mi sono detto che questo sarebbe stato quello che avrei voluto fare davvero. Queste persone sono state importantissime nel mio percorso.

Questa sarà la tua quarta partecipazione ad Acoustic Franciacorta, il pubblico franciacortino non vede l’ora di rivederti. Quale ricordo conservi di questo Festival?
Sono io che non vedo l’ora di riabbracciare il pubblico della Franciacorta! Queste persone, hanno anch’esse cambiato la mia vita. Sono estremamente affezionato a loro e anche a voi, al festival, a Giorgio e a tutti gli amici della Franciacorta. È un Festival speciale dove succedono cose altrettanto speciali: qui ho conosciuto tantissimi e fantastici musicisti, con loro sono nate molte collaborazioni a partire da questi luoghi. È un mix di elementi unico, che è impossibile non amare fino nel profondo: ho sempre una parte del cuore qui, anche quando sono dall’altra parte del pianeta. Un’atmosfera così, è davvero difficile da ritrovare in giro per il mondo e sono onorato di poter tornare per condividere musica insieme a tutti voi. Vi voglio davvero bene.

Hai collaborato e improvvisato con Michael Fix in diverse occasioni. Raccontaci come è nata questa collaborazione.
Michael ed io ci siamo conosciuti a Milano circa 8 anni fa. Avevo appena compiuto sedici anni, ero davvero piccolo, e lui era un punto di riferimento per me, mi aveva e mi ha sempre ispirato lungo il mio percorso. Abbiamo suonato insieme quel giorno e subito è nata una grande amicizia, personale e musicale. Anno dopo anno abbiamo collaborato sempre di più: lui è stato ospite nel mio album Maybe del 2010 e io del suo Two Timing dell’anno successivo, per poi arrivare al mio ultimo disco Race Around The World, dove abbiamo duettato La Mia Toscana, e al suo ultimo lavoro con il figlio Adrian, dove ho suonato sul brano Primo Incontro. Abbiamo fatto insieme diversi tour in Italia, Germania, Lussemburgo, Australia,… Michael ed io siamo molto legati personalmente oltre che a livello musicale: dice di essere il mio “padre australiano”. Sono davvero molto convinto che in diversi sensi lo sia: mi ha insegnato tantissimo come persona e come artista, gli devo davvero moltissimo.

Il tuo ultimo album Race Around the World (2014) ripercorre una serie di viaggi e musiche del mondo: dal tango al walzer, dalle atmosfere italiane con La mia Toscana a quelle australiane e africane, dalle notti san pietroburghesi a quelle di Dubai. Nel tuo sito internet hai affermato ‘questa infinita strada porta alla fine a viaggiare dentro me stesso… per poter aprire gli occhi all’enorme bellezza di ciò che mi trovo intorno, per poter apprezzare ed amare la vita sotto ogni forma’. Parlaci di questo ‘diario di viaggio’. Come è nato? Puoi raccontarci un ricordo che hai per ogni città che hai visitato e che ha portato alla nascita di Race Around The World?
Race Around the World è un disco nato con un’idea nuova. Volevo raccontare una storia, fatta di tante avventure vissute “on the road” negli ultimi tour, lasciando più spazio alla musica e un pochino meno alla tecnica… La cosa che mi piace di più in assoluto è scrivere nuovi brani, questa è la parte che mi emoziona in particolare. A poco a poco durante i viaggi ho riflettuto sempre di più sul fatto che ci sia differenza tra essere chitarristi ed essere musicisti, io volevo provare a fare un disco che avesse più a che fare con la mia parte musicale e compositiva. Viaggiare mi ha aiutato a realizzare un percorso interiore, portandomi a conoscere con una sensibilità maggiore quello che c’era intorno a me. Durante ogni tappa del tour, appena entrato all’aeroporto, sentivo una nuova melodia in testa, e così, passo dopo passo, sono arrivato a collezionare il tutto nell’album. Delle nazioni che ho visto porto un pezzettino dentro di me, ogni giorno, sapendo che presto ci saranno altre nuove avventure e quindi in arrivo anche tanta altra ispirazione.

A soli 24 anni ti sei esibito nei 5 continenti e hai già all’attivo 5 album: Race Around The World, DayDream (2011) Maybe (2010), The Trip (2008) e The Secret of Silence (2007). In molti c’è il filo conduttore del viaggio. Consideri ogni disco una fase della tua vita e della tua maturità artistica?
Assolutamente sì, ogni disco è una “fotografia” di quel momento e di quella fase della mia vita. Pensa che non riesco mai a riascoltare i miei dischi in auto… non mi sento più come mi sentivo nel disco precedente, ma fa parte del gioco. Cerco di crescere e di imparare il più possibile in ogni momento e questo determina anche il fatto che in poco tempo ciò che ho prodotto mi suoni diversamente. Ci sono però dei brani e dei dischi più “vecchi” a cui le persone sono affezionate. Mi piace moltissimo riprenderli nei concerti, in qualche maniera sono brani che continuano a vivere. Alcune persone in Polonia, Inghilterra, Italia ecc hanno partecipato ai talent show con i miei brani, Guanches ad esempio… e mi hanno spesso scritto quanto questo, o quel brano, avesse dato loro la voglia di provare e di mettersi in gioco. È una catena: persone come Michael l’hanno fatto con me, io cerco di fare del mio meglio per gli altri, loro lo faranno per altri ancora e così via.

Ti hanno soprannominato il ‘Principe della chitarra fingerstyle’. Prima di entrare a far parte dei grandi nomi dell’Olimpo dei chitarristi Fingerstyle quali erano i tuoi idoli? Forse anche Pierre Bensusan? Ascoltando Pierre’s Blues, seconda traccia di Maybe, ho pensato a lui.
I miei idoli erano tutti coloro che “parlavano” con la musica. Molte volte esulano anche dal mondo della chitarra: certo, le persone che ho nominato prima sono quelle che mi hanno davvero trasmesso l’amore per questo strumento, ma se dovessi dire chi sono i miei idoli oggi direi Hans Zimmer, John Williams, James Horner e Thomas Newman. Le colonne sonore scritte dai compositori contemporanei fanno parte del repertorio che ascolto maggiormente in questo periodo. I compositori citati poco sopra mi fanno venire le lacrime ogni volta che li ascolto, sono semplicemente fantastici.
Per quanto riguarda la chitarra direi Mark Knopfler e Chet Atkins. Ho ascoltato di nuovo da poco il loro disco Neck & Neck e sono rimasto ancora una volta a bocca aperta: hanno davvero cambiato la storia della chitarra moderna. Poi ovviamente si aggiungono Michael, Tommy, Pierre, Paco De Lucia, Phil Palmer e moltissimi altri.

Il tuo arrangiamento di Sultans Of Swing dei Dire Straits rimane una delle pietre miliari dei tuoi concerti. Il video caricato sul canale YouTube di Fingerpicking.net ha superato le 3 milioni e 100 mila visualizzazioni e oltre 19.700 ‘mi piace’. Ti va di spiegarci la diversità nell’esecuzione tra la tecnica su chitarra elettrica nello stile di Mark Knopfler e quella del tuo arrangiamento su chitarra acustica?
Eh già… Sultans è un brano eterno e solo un genio vivente come Mark poteva scriverlo! Lui la suona da chitarrista elettrico solista, per cui si occupa della parte dei soli principalmente, ma il suo tocco e le sue dinamiche sono uniche… è formidabile! Ho adoperato una nuova tecnica per sintetizzare tutta la band e Mark insieme, non ho usato solamente le tecniche fingerstyle, ma le mie mani in toto per cercare di ridare il groove fondamentale del brano oltre ad una mia interpretazione del tutto. Spero di aver fatto una buona cosa e che magari possa piacere anche a lui – sorride.

Sei endorser Maton. Il tuo modello è ER90C Andrea Valeri. Hai affermato: ‘Sapevo già che le Maton suonavano magnificamente, ma questo modello è semplicemente eccezionale. Puoi suonare questa chitarra per ore e ore e non sei stanco di suonarla ancora. Sia il suono amplificato che quello in acustico sono magistrali: un suono profondo, immenso e allo stesso tempo limpido. Il suono di questa chitarra può essere delicato e soft, ma anche aggressivo come un tigre! Questo ‘pezzo di legno’ saprà parlare al tuo cuore’. Vuoi raccontarci le peculiarità di questo strumento?
Sì, sono endorser Maton da diversi anni. Insieme abbiamo progettato questo nuovo modello, la ER90C “AV”. Io suonavo già una Maton prima, la EBG 808, ma avevo bisogno di un suono diverso, più profondo e vasto. Nel 2012 è nata così questa chitarra che ho preso alla casa Madre Maton a Melbourne durante il tour australiano. Siamo davvero una grande famiglia ed è meraviglioso lavorare insieme durante gli anni. Registro e suono moltissimo con la nuova chitarra (MAYA), ha un suono bellissimo, sono molto felice con lei, ma allo stesso tempo continuo ad usare anche la vecchia (SIRIA), che ha raggiunto un livello di suono altrettanto stupendo, e poi, lei è come una “mamma”, senza di lei sul palco sto male!

Puoi darci qualche anticipazione dei prossimi progetti?
I progetti sono davvero molti: ho già iniziato delle nuove collaborazioni discografiche per altri artisti a cui io ho fatto la parte di chitarra dei loro brani. Ho anche intenzione di fare un altro disco nell’arco di un anno. I progetti live continuano ad aumentare, spesso in luoghi nuovi dove non sono mai stato prima e quindi ricchissimi di ispirazione. E poi, chissà… ci rivedremo in Franciacorta? – sorride – Per prima cosa godiamoci quest’edizione insieme!

Visita il sito ufficiale di Andrea Valeri.
 

ACOUSTIC FRANCIACORTA

Oggi, venerdì 28 agosto presso il Sagrato della Pieve di S. Andrea di ISEO:
ore 21.00 – concerto con Francesco Loccisano (chitarra battente), Andrea Valeri (fingerstyle), Michael Fix (fingerstyle)

Visita il sito web del Festival!

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