ANCHE LE OMBRE HANNO IL LORO INFERNO PRIVATO – L’ESORDIO LETTERARIO DI LUCIANO TAFFURELLI

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Luciano Taffurelli direttore artistico della Festa di Radio Onda d’Urto, conduttore radiofonico delle trasmissioni “Cianotik Time”, “Baraonda d’urto” e “Punk Rock City” nonchè frontman della band L’uomo Involtino e il Putrido Liquame approda in campo letteraraio come aspirante scrittore con questa antologia di racconti edita per Calibano Editore dal titolo “Anche le ombre hanno il loro inferno privato”.

Abbiamo fatto due chiacchiere con lui, ecco cosa ci ha raccontato:

 Prima di addentrarci nel dettaglio all’interno di questa antologia vorrei chiederti che ruolo ha avuto la musica nella stesura di questo tuo primo lavoro letterario “Anche le ombre hanno il loro inferno privato”?

Un ruolo fondamentale direi. Oltre a fornire la colonna sonora dei racconti. Spesso, alcuni di essi sono nati pensando a un brano specifico. Direi che costituisce una parte del ritmo della narrazione. Almeno nelle mie intenzioni, poi, non sempre ci riesco. Mi considero un aspirante scrittore e ho molto da imparare. L’uso della musica come introduzione a un racconto, o a un capitolo, lo considero parte integrante del mio stile e, comunque, la musica è parte del mio dna e non posso certo separla dalla scrittura.

Come ti sei avvicinato alla letteratura e perché hai deciso di metterti in gioco anche come scrittore, com’è scattata la molla?

Ero un accanito lettore negli anni 90 e primi 2000, principalmente di narrativa Horror e fantascienza, prima che l’organizzazione di concerti e i programmi radio diventassero la mia occupazione principale. La musica mi aveva completamente assorbito. Poi durante una vacanza a Berlino, per caso, nell’autunno del 2015, nella mia vita è tornata la lettura e non ho più smesso. Di conseguenza, essendo già comunque in passato autore dei testi delle band in cui ho “cantato”, una certa familiarità con la scrittura, l’avevo. Ovviamente scrivere scrivere racconti o romanzi richiede un approccio diverso da quello dei testi. Ho iniziato per gioco a buttare giù qualche riga: una storia che parlava di due investigatori. Chiaramente influenzato da “Hap e Leonard” di Lansdale- Uno dei miei auori preferiti- e in seguito, inutile negarlo dall’Alligatore” di Massimo Carlotto, altro tra i miei scrittori preferiti insieme a Ray Bradbury. Ma ciò che mi ha convinto a continuare a scrivere, è stato l’interessamento di una mia cara amica, giornalista, che ha visto nei miei scritti, seppur acerbi, qualcosa di interessante e mi ha spronato a continuare. Tra letture e corsi di scrittura, ho iniziato un percorso appassionante che non ho intenzione di smettere.

L’amore per la fantascienza già era piuttosto palese nei lavori proposti con la tua band: L’uomo Involtino E Il Putrido Liquame, è stato quindi per te naturale scriverne anche in forma letteraria?

Per quanto riguarda la fantascienza si. Infatti i racconti dell’antologia: “Private Hell”(il mio primo tra l’altro) che nel libro rappresenta l’entrata e “C’era una volta su Marte che indica l’uscita; attingono a piene mani dall”universo Marziano creato dal gruppo musicale. Infatti il cd “Sic transit gloria Martis” del 2016 è un concept apocalittico che parla della Terra ormai alla deriva e di Marte e le sue lune come repliche poco felici. Una civiltà, quella umana, che viaggia verso l’estinzione. È un omaggio a Bradbury e Arthur C. Clarke.

Un vero e proprio viaggio questa antologia di racconti che proietta il lettore nell’oscuro, ponendolo di fronte a tematiche sull’esistenza ed il senso di sè. Le dinamiche delle situazioni sono accattivanti e spesso ti lasciano con il fiato sospeso, mi chiedevo se possiamo considerare il titolo del libro una sorta di fil rouge?

Esatto. Esiste una linea d’ombra che unisce i racconti che abbracciano vari generi letterari. Il filo conduttore è il lato oscuro, presente sia nelle persone che in alcuni luoghi “misteriosi”.

Nei racconti: “Non sono Caino”, “Rapsodia” “Private Hell” “C’era una volta su Marte e “Amore a prima svista”, persone e luoghi si incontrano e allora il confine tra il mondo che percepiamo e “l’altro” sparisce. In un paio di racconti compare lo stesso residence, e non è un caso. Nel racconto “E al diavolo la luna” ad esempio, l’elemento onirico è forte. Per i racconti che non hanno una componente“soprannaturale” , il comune denominatore e il lato oscuro presente in oguno di noi, che prende il sopravvento e conduce per mano i personaggi in un inferno privato nel quale non c’è alcuna salvezza, se non accettare la propria oscurità.

C’è un protagonista dei vari racconti a cui ti senti maggiormente legato? Un luogo in particolare da te narrato particolarmente caro?

Direi il protagonista di “Quando Claudja Barry cantava “Sweet Dynamite”. Quel racconto è ambientato nel 1976 e da un paio di anni avevo iniziato ad ascoltare musica Rock, ma mi piaceva andare in discoteca. Erano anni di grande fermento sociale e anche la musica era uno specchio dei tempi. Mi piacevano l’Hard Rock, il Glam e la Disco Music. Passavo dagli Uriah Heep e Sweet, a Claudja Barry. Da Cerrone ai Deep purple e Stooges. Scrivere di quel personaggio è un po’ come tornare indietro nel tempo. Infatti al momento è l’unico con un seguito che uscirà come racconto tra qualche mese in un’antologia condivisa con altri scrittori. Gli anni 70′ hanno marchiato a fuoco la mia anima, poi nel 1977 musicalmente parlando arriva il Punk Rock e tutto cambia. Ontinuerò a scrivere di quel periodo. Inevitabilmente.


“Appese a fili invisibili, le ombre danzano nelle tenebre. Finalmente al sicuro nel loro inferno”

Link: https://www.calibanoeditore.com/libri/Anche_le_ombre_hanno_il_loro_inferno_privato_Luciano_Taffurelli

 

 

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