In studio con Sdang!

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Sdang! torna in studio per registrare il nuovo disco. In un’intervista raccontano la loro musica. Suonato insieme dall’inizio alla fine, il “live portatile” degli Sdang!

Ogni definizione sta stretta a Sdang!, duo potente e intenso concentrato e spremuto nelle mani di Nicola Panteghini e Alessandro Pedretti. Un progetto musicale e una coppia di amici che compiono la loro missione: portare la potenza e la gioia della musica al mondo e colpire dritti nelle ossa e nel cuore, Sdang!

La musica strumentale hard diventa fruibile e diretta anche dai più soffusi songrwritrer o dai più scanzonati dei poppettari. Il segreto? È la confidenza dei due musicisti, la consapevolezza tecnica e la melodia. Così “Supermelody” trasforma la potenza in un racconto che ti travolge con dolce nostalgia e gioia.

Dopo Il giorno delle altalene Sdang! tornano in studio di registrazione per imprimere nel silicio il prossimo lavoro e album che attendiamo con gioia. Ogni disco è un live per gli Sdang! suonato insieme e no stop dall’inizio alla fine, nel trasporto della presa diretta: come un live portatile registrato in studio, da avere sempre con sé, nell’impianto di casa, dell’auto o passeggiando a ritmo Sdang! nelle cuffie. Li abbiamo intervistati per voi nel pieno di questo lavoro.

Buon giorno Sdang! Sono felice di avervi con noi per raccontarci della vostra fucina musicale. Siete sempre all’opera, non siete ancora usciti dallo studio e già siete in sala prove a comporre e provare. Partiamo dall’immaginazione e dalla composizione. Come nascono e prendono forma i vostri brani?

N (Nicola Panteghini): Suoniamo tanto, ci registriamo e verifichiamo con l’ascolto se le idee che abbiamo stanno in piedi, facciamo modifiche, cambiamo, allunghiamo o accorciamo.

A (Alessandro Predetti): Buongiorno! Ci siamo trovati verso febbraio di quest’anno a preparare nuova musica. Essere in due non è mica semplice, ma abbiamo conosciuto dei modi di relazionarci che ci danno soddisfazioni senza ricorrere ad altri strumenti e/o musicisti. Tutti i brani nascono in sala prove.
Dopo aver fatto colazione, si montano gli strumenti e si suona. Qualcosa di buono esce, il resto viene scartato. Ci impegniamo con tutte le forze a ripulire le parti che non ci convincono, proviamo soluzioni, semplifichiamo, scremiamo. Soprattutto per me, il processo di scrematura è quello che rende un brano vicino alla perfezione. Riascoltando le prove di cinque mesi fa, mi accorgo di quante cose in più facevo, che ora risulterebbero di troppo e rischierebbero di trasformare i brani in musica per intenditori e smanettoni. La nostra musica è rivolta a tutti o a nessuno in particolare, scegli un po’ tu come vederla!

sdang2Come vi siete preparati alle registrazioni?

N: Abbiamo fatto in modo di poter suonare i pezzi dall’inizio alla fine, in due contemporaneamente. Quindi non abbiamo fatto altro che suonare.

A: I sei brani del disco nuovo sono stati suonati per diversi mesi in sala prove, finché non abbiamo avuto ogni frammento di musica (strutture, suoni, dinamiche, cambi di tempo, velocità) sotto
controllo, per aver la libertà in studio di suonare sereni, rilassati e sciolti. Una prova alla settimana è stata fondamentale per mantenere caldi i pezzi ed eventualmente apportare le ultime modifiche. Quando il brano è completo, quando nessuno ha dubbi, si suona bene e ci si diverte allora si può registrare.

Tre giorni intensi di registrazioni al Bluefemme Stereorec, 6 tracce, due fonici (Marco Franzoni e Ronnie Amighetti)e tanto sudore per registrare il prossimo disco. Qual è stata la prima cosa che avete fatto appena entrati?

N: Bere il caffè. Montare la strumentazione. Non abbiamo ancora finito il mix quindi in questo momento non abbiamo ancora effettivamente concluso.

A: La prima cosa che ho fatto in studio è stata appoggiare il mio zaino, togliermi il maglione e sistemare la batteria. Sono subito entrato in contatto con lo strumento. Una Slingerland di fine anni ‘60 gentilmente concessa dal maestro Beppe Facchetti (rinomato batterista che ha collaborato con artisti di fama internazionale) e da Marco Franzoni (proprietario, fonico e produttore presso  Bluefemme Stereorec).

Visto l’animo dei vostri brani e la vostra preparazione musicale sono certa abbiate scelto di registrare in diretta. Quanto è importante questo per voi?

N: È importante, ma forse non essenziale. Si potrebbe lavorare in maniera diversa e più moderna con una buona preproduzione e una registrazione ben organizzata, ma ci piace l’idea di suonare un brano e registrarlo dall’inizio alla fine, ci sembra un’idea meno fredda e più corrispondente alla realtà. A differenza del disco precedente in questo lavoro ci saranno anche chitarre sovraincise per dare più dinamica ai pezzi…

A: Più di una volta, in sala prove, alla fine di un brano ci è capitato di esclamare: “Wow, dovevamo registrarla! Era perfetta!”. Questo sintetizza il nostro pensiero. La nostra musica, per come si presenta ora, deve essere registrata suonando insieme, deve nascere e morire li. Poi ce la si gode. In questo progetto non ci è passata minimamente per la testa l’idea di scrivere i brani a tavolino, registrarli separatamente e poi aggiungere altri strumenti. L’idea di fondo è fare un disco live, così in concerto ascoltano i brani fedeli al disco.

sdang3Siete un duo affiatato e rodato di esperti musicisti. Com’è stato per voi affidarsi a elementi terzi come fonici ed eventuali produttori?

N: Non abbiamo produttore. Marco Franzoni, che è un ottimo produttore, e Ronnie Amighetti (musicista e fonico che lavora con Marco) si sono limitati a darci qualche consiglio. Nascono poi collaborazioni e Ronnie spero ci darà una mano come fonico, dal momento che è una garanzia. Diciamo che non ci siamo affidati, ecco. Si collabora e ci si fida.

A: Marco e Ronnie ci hanno seguito con le loro capacità tecniche e con la loro grande esperienza. In realtà noi siamo i produttori di noi stessi, artisticamente parlando, perché dopo tante prove abbiamo capito come devono suonare i pezzi. A livello di resa sonora l’apporto di Marco e Ronnie è stato però importantissimo.

Qual è il vostro rapporto con lo strumento da registrazione?

N: Beh. Ottimo se fa quello che vogliamo, cioè riprendere in modo trasparente il nostro suono live senza snaturarlo. Non abbiamo corretto o fatto editing sui take (forse solo in un paio di punti perché per colpa mia insieme alla chitarra si era registrato un cellulare). Ci siamo limitati ad aprire e chiudere le tracce in relazione alle dinamiche.

A: Per mia ancestrale fortuna, ho un grande spirito di adattamento e quindi riesco a trovarmi a mio agio anche con strumenti che non passano frequentemente sotto le mie mani. Forse anche perché con Sdang! la musica c’è l’ho già in testa. È più il modo con il quale viene colpito o accarezzato lo strumento che fa vibrare la musica. Poi, se una batteria risponde bene a questi impulsi, si può dire che hai vinto!

Un punto essenziale nelle registrazioni sono i suoni, curati dalla microfonazione fino al mixing e al mastering. Voi come “suonate”? Qual è il vostro suono?

N: Suoniamo come si sente dal vivo. Non lavoriamo per cercare di ottenere dal vivo qualcosa che abbiamo fatto in studio. Facciamo il contrario.sdang1

A: Ci sono sante sorprese sonore! Nicola ha lavorato molto in sala prove in modo da arrivare in studio con le idee
chiare sui suoni e cosi è stato. Si è adattato utilizzando diversi amplificatori e centrando in poco tempo, grazie anche a Marco e a Ronnie, le soluzioni migliori. Per me è stato diverso. Non ho mai suonato i brani del disco nuovo con la batteria che ho utilizzato in studio, pur conoscendola perché era la stessa che ho utilizzato per “Il Giorno delle Altalene”. Mi sono esaltato subito. Un suono della madonna!! Il mio modo si suonare non è cambiato di una virgola. Il grosso del lavoro è stato fatto in mix, partendo dalle riprese e miscelando le varie sorgenti.

Avete una grande carriera da musicisti accompagnando progetti di artisti dalle più svariate caratteristiche. Con Sdang! siete anche autori. È diverso trovarsi in studio per registrare un proprio disco? È questa la vostra “musica naturale”?

N: Si è diverso perché le scelte e responsabilità sono nostre. E perché paghi e non vieni pagato (ride).

A: Con Sdang! È una goduria andare in studio perché si suona senza pensieri e senza render conto a nessuno. Mi piace tantissimo anche registrare per altri artisti e servire la buona musica, ma sento anche la necessità di dare tutte le mie energie a un progetto personale. Sdang! è così: un 50% a testa che ha come unico obiettivo la riuscita di grande musica sentita.

Vi sentite più da live o da studio?

N: Assolutamente live, anche se in studio mi diverto molto.

A: Sono due situazioni molto diverse…il live mi dà di più, onestamente!

Com’è Nicola in studio? Com’è Alessandro in studio?

N: Alessandro ha avuto paura. Nel senso che siamo andati a cercare un suono di batteria che è un po’ lontano dal suo mondo, quindi ha lasciato fare, ha ascoltato e gli è piaciuto il risultato, quindi ok. Per il resto è la persona più tranquilla del mondo.

A: Nicola è un grande musicista. Non sbaglia un cavolo. Non so come faccia a suonare tutta quella roba li con un tiro micidiale.

Vorrei salutarvi con una domanda personale. Comunicate in ogni parola la gioia di fare musica. Quando avete capito che la musica sarebbe stata la vostra vita e quando avete iniziato a perseguire con tutto il cuore questa strada?

N: Io non l’ho ancora capito, le cose che mi succedono intorno forse me lo faranno capire, o mi diranno che sono stato un illuso e che mi sono sbagliato.

A: Ogni giorno, tra gioie e delusioni la musica mi accompagna. Una volta ero solo un ascoltatore, oggi ho la fortuna di vivere grazie alla musica che creo, domani non so e non mi importa saperlo! È gratificante fare questo mestiere perché più ci sei dentro e più ti senti rilassato e in pace con te stesso.

Fotografie di Silvia Agliardi

www.sdang.bandcamp.com

www.bluefemme.it  

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