Il Rock oltre la cortina di ferro

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“Vogliamo mostrare agli abitanti dell’Est Europa cosa la gioventù americana pensa e sta facendo riguardo alla loro situazione. È la nostra occasione di estendere le buone vibrazioni dei giovani in America alle persone di quei paesi”. Con questa dichiarazione a Billboard, Larry Goldblatt, manager dei Blood, Sweat & Tears commenta la tournée del gruppo tra Romania, Yugoslavia, Polonia e Cecoslovacchia, finanziata dal governo. Mai fino a allora una rock band si è esibita nel territorio dell’URSS.
In realtà, il gruppo jazz-rock si è trovato invischiato suo malgrado in questa “generosa” iniziativa dell’U.S. State Department, esclusivamente per uno scambio di favori. Il frontman canadese della band David Clayton-Thomas, ha assolutamente bisogno della green card; il presidente Nixon cerca un modo per catturare le simpatie della gioventù americana, in un momento fortemente critico a causa del Vietnam e di altre scelte molto impopolari.
Il 14 giugno 1970 si tiene il primo concerto. I patti con il governo sovietico, ansioso di mostrare la sua generosità al popolo senza intoppi, sono chiari: più jazz e meno rock, niente lancio di strumenti musicali, pochissimi gesti corporei, niente vestiti che spariscono all’improvviso, se il pubblico si anima troppo, tutti subito giù dal palco. Come prevedibile, le ventisei date sono una più problematica dell’altra. Si giunge al culmine il 27 giugno a Bucarest quando, alle grida del pubblico “Ne vogliamo di più” e “U.S.A. – U.S.A.” risponde la polizia entrando con i cani e trascinando tutti fuori di peso. Da un certo punto di vista, un successo.

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