Con un concerto al Teatro Creberg di Bergamo tornano in Italia i Calexico: una sorpresa fuori tour
Il teatro Creberg di Bergamo è affollato da appassionati che giungono da tutto il nord del paese per seguire il gruppo americano che da dieci anni porta nel mondo il suono del deserto americano degli Stati Uniti e del Sud America. Calexico appunto, come la città. Come un territorio di confine, uniscono storie, culture, forza della strada e raffinatezza dell’arte, portando nei loro live atmosfere morriconiane e caldi ritmi latini, pop sognante e improvvisazione raffinata. Questa è la musica di Joey Burns e John Convertino, cuore dei Calexico, che, dopo il successo di The Black Light, collaborano con artisti del calibro di Arcade Fire, Neko Case, Gotan Project, Amparo, Iron & Wine e Tortoise, Beirut, Lisa Germano e Will Oldham e l’italiano Vinicio Capossela, arricchendo di volta in volta le loro contaminazioni.
A trasportare il pubblico del teatro verso le atmosfere americane sul palco si esibiscono i The Union Freego. In un’inedita veste a trio acustico Marco Franzoni, Francesco Venturini e Ronnie Amighetti riempiono il teatro, accolgono e stupiscono con un live in perfetto sentimento Calexico. Ballate nostalgiche e desertiche si snodano e si susseguono alternandosi a momenti energici e vigorosi che portano all’America profonda e al Tex Mex. Chitarre elettriche tese e desertiche e morbide acustiche cullano le melodie intense della tromba e della voce. Diretti, sanguigni, eleganti e raffinati…dei signori, si muovono in perfetta affinità emotiva e stilistica tra l’America e l’Italia.
Le luci sono ancora accese quando giungono in scena i Calexico. Insieme a Joey e John ci sono Paul Niehaus, Jacob Venezuela, Martin Wenk, Volker Zander e Jairo Zavala Depedro. I signori in nero si muovono su un palco colmo di musica e strumenti, luci e vita: tastiere, percussioni, contrabbasso, chitarre, trombe, fisarmoniche e persino una marimba. Suonano i vecchi successi, i brani del loro ultimo lavoro Edge Of The Sun, la loro opera più pop, più solare e immediata, e i capolavori di Algiers. Le ballate del deserto americano si snocciolano e vengono portate dalle trombe verso ritmi latini e sudamericani con cui tutti i musicisti si muovono e danzano.
Il concerto si muove composto a lungo, senza mai dirompere, portando lentamente il pubblico nel nuovo pop ipnotico della band. La voce di Joey impeccabile e ammaliante, limpida e piena corre cristallina alternandosi a quella di Depedro, che forte e caliente frontman per abitudine, lascia che i Calexico sposino con disarmante naturalezza il suo essere latino. Ma il silenzio sale e il teatro resta amutolito quando da solo Joey si erge in un cerchio di luci bianche e rosse e canta: voce, chitarra e niente più. E nemmeno mille orchestre si imprimono nei ricordi come lui…vecchio cow boy, ci hai conquistati…ancora!
Lentamente il concerto cresce, sale l’energia e anche il pubblico si scalda quando De Pedro lo chiama con le mani. E loro ballano, e il pubblico ascolta seduto il melting pot di musicisti, di suoni e atmosfere. Finisce così? Senza esagerare? Non sia mai!
Il bis è una festa, il pubblico si alza e corre sotto il palco a danzare, i Calexico si animano e rilanciano l’energia con trombe che si lanciano botta e risposta, percussioni, fisarmoniche e chitarrone blues. Più latini del solito forse? Più pop del solito forse? Stanno cambiando? Perché non dovrebbero! Evviva chi ama sperimentarsi e trovare sempre una nuova via per raccontarsi.
THE UNION FREEGO
http://www.casadecalexico.com/