UN VIAGGIO MUSICALE. Una lunga carrellata nel meglio della musica indipendente italiana degli ultimi quarant’anni. Lo spettacolo Nulla è Andato Perso, che vede sul palco lo storico bassista toscano Gianni Maroccolo, ha incantato anche la Latteria Molloy di Brescia con picchi di classe cristallina alternati al battito della migliore wave anni ottanta. Al centro della scena lui, Maroccolo, gran cerimoniere nell’arte degli incontri e delle contaminazioni artistiche: in un viaggio uditivo volutamente non cronologico e piuttosto anarchico, il pubblico fluttua fra i lavori intrisi di tenebra dei primi Litfiba, i ritmi più soffici di Battiato, le sferzate in aria Joy Division, fino alle melodie atmosferiche del progetto in divenire Cccp/Csi/Pgr.
“NULLA È ANDATO PERSO”. Non solo musica, ma anche parole: la novità dello spettacolo è infatti un Gianni Maroccolo che per l’occasione abbandona i margini oscuri della scena guadagnando la luce della ribalta per un racconto intimo, condotto appena con un filo di voce, a raccontare un’avventura umana e musicale che ha influenzato l’intero panorama musicale italiano degli ultimi decenni. “Il passato fa parte di noi, ma è meglio vivere in presente” chiosa Maroccolo: fra aneddoti, ironie e momenti commossi (su tutti, il ricordo degli ultimi istanti di vita del padre), un pensiero ricorrente e sentito va al collega e amico spirituale Claudio Rocchi, ecclettico cantautore sempre fuori dagli schemi scomparso nel 2013, col quale Maroccolo ha inciso il bellissimo Vdb23/Nulla è andato perso, che appare come il nucleo incandescente sul quale tutto lo show è costruito, come un ricordo e un tributo alla potenza creatrice dell’immaginazione (come prova La realtà non esiste, bellissima cover dello stesso Rocchi).
NUOVI APPRODI. Quando lo spettacolo inizia, il pubblico è subito risucchiato in una dimensione parallela.
Maroccolo costruisce la sua musica mesmerizzante con una band di prima qualità riunita per l’occasione:
Beppe Brotto alle chitarre e alla viola nepalese, Simone Filippi alla batteria, il cantautore Andrea Chimenti (ricordate il brano Ti ho aspettato in duetto con un certo David Sylvian?) alla chitarra e voce, oltre alle preziose comparsate di Alessandra Cecchetti al piano e di Ivana Gatti che per l’occasione presta la voce e un
suggestivo theremin. Subito i cerchi concentrici di Rinascere Hugs Suite attirano come magneti lo spettatore per poi proseguire con Night & Storms, passando per la ballata in pieno stile Litfiba di Peste (omaggiati anche con La Battaglia e Versante Est), le cover di Battiato (Aria di Rivoluzione), gli omaggi già citati a Rocchi (La Realtà non Esiste, Nulla è andato perso), la ripresa del Capossela affabulatore di SS dei Naufragati e delle composizioni di Philip Glass (Opening), fino al ritorno all’irripetibile esperienza con i CSI (Inquieto, e le note appena accennate di Annarella ad incendiare i cuori già deboli del pubblico), alla poesia ermetica di Chimenti (Non accenderti) e a quella di Faust’o (Perchè il mio amore). La Latteria Molloy si trasforma così per quasi due ore in un teatro allestito su una nave, instabile ma lanciata verso nuovi approdi, al timone della quale Gianni Maroccolo continua a tracciare nuove direzioni in mezzo a quel mare che da sempre è per lui “ciò che più si avvicina al concetto di casa”.
https://www.youtube.com/watch?v=IomnCNPveI0