Joe Damiani è un musicista, cantante, batterista, percussionista e compositore bresciano.
Diplomatosi al Conservatorio di Parma nel 1988 inizia a lavorare con le grandi orchestre in diverse opere liriche come La fanciulla del West al Teatro Regio di Parma nel 1990, approfondisce quindi lo studio di tastiere, vibrafono, marimba e canto.
Dopo aver vissuto e suonato per alcuni anni all’estero, in particolare a Londra e in Olanda, dove ha anche inciso due dischi con il duo Alex & Joe (Say To Me I Love You, Dureco Benelux) e ha tenuto concerti in teatri, club e festival con Al Noiret, decide di tornare in Italia, iniziano così le collaborazioni in studio e in tour con artisti illustri del panorama musicale italiano e internazionale: Manuel Agnelli (Afterhours), Mario Biondi, Andrea Bocelli, Massimo Bubola, Solomon Burke, Cristiano De André, Cristina Donà, Eugenio Finardi, Gang, Gianluca Grignani, Ligabue, Morgan, Mauro Pagani, Raiz (Almamegretta), Massimo Ranieri, Giuliano Sangiorgi (Negramaro), Francesco Sarcina (Vibrazioni), Giovanni Sollima, Sting, Paola Turci, Roberto Vecchioni, Mario Venuti, Zucchero, Robben Ford (visualizza il filmato Vimeo @ Lucca Summer Festival 2014) e molti altri.
Oltre ad aver calcato i grandi palchi italiani e stranieri si è esibito ai festival Trasimeno Blues, Acoustic Franciacorta, Live 8 (Roma, 2005), La Città Aromatica (Piazza del Campo, Siena, 2005 e 2006) nella quale ha suonato con musicisti provenienti da tutto il mondo come Miriam Makeba, Mory Kantè, Badarà Seck, Istanbul Oriental Ensemble (Turchia), Emil Zrhian (Israele), Moshen Kassarosafar Ensemble, Gavino Murgia, Andhira, Andrea Parodi, diretta da Mauro Pagani, con la partecipazione di Samuele Bersani e Pacifico.
Ha anche esperienze come open act di artisti del calibro di Alanis Morisette (con la collaborazione di D’Alessandro e Galli, Torino e Como, 2003), Zucchero (con la Band al Summer Festival di Lucca, 2002) e Lee Ryan (dei Blue; tutte le tappe dei concerti nel dicembre 2005 e luglio 2006. Joe ha inoltre duettato più volte con Lee, il tutto ripreso dal programma TRL di MTV Italia).
Tra le partecipazioni radiofoniche e televisive sono da citare: Doreciack Gulp!, Rai News 24, Tg3, LA3, Freedom folk di Rai 2, Notturno Italiano di Radio Rai International e Suoni d’estate.
È vincitore del Premio Piazza Erbe 2008 a Verona, dove ha presentato in chiave etno/folk i brani più famosi di Domenico Modugno ricordando i 50 anni di Volare. Premiato il 10 maggio 2009 dalla Fondazione Premio Lunezia nell’evento Lunigiana in Arte (Aulla) propone alcuni brani tratti dai suoi album e alcune rivisitazioni di brani di Fabrizio De André.
Il brano Never Mind (scritto da Joe e Leonardo Rosi, compositore di grandi artisti come Zucchero) è colonna sonora del film Come non detto di Ivan Silvestrini.
Discografia
Come siamo fragili (CD singolo – AzzurraMusic; 2014)
Joe Damiani Trio canta Modugno vol.1 (J.D. Music / Self; 2010) album anticipato dal singolo Piove (ciao ciao bambina) presentato programma di RaiUno Do Re Ciack Gulp! da Vincenzo Mollica.
Solo Fisico (CD singolo JD/Self; 2008)
Dillo adesso (CD singolo JD/Self; 2008)
Ma succede (CD singolo JD/Self; 2008)
Tu sei Matto (CD singolo JD/Self; 2008)
Un buon motivo (J.D. Music / Self; 2007)
Il Pirata (Cd singolo + Video – J.D. Music; 2004)
Linea di confine (D’Autore; 2003)
Riflessi di te (CD singolo – D’autore; 2003)
Adrenalina (CD singolo – Azzurra Music; 2002)
Senza fiato (Azzurra Music; 2002)
Parole bellissime (CD Singolo – Azzurra Music; 2001)
Vivo nella notte (CD singolo – Azzurra Music; 2000)
Erika Xmania (Nar-RTI; 1997)
Central Station (Tam-Tam Music; 1994)
Alex & Joe (Sky Records; 1990) in Olanda
Alex & Joe (Dureco Benelux; 1988) in Olanda
Canta e suona in:
Domani 21/04/09 iniziativa promossa da Jovanotti, Giuliano Sangiorgi e Mauro Pagani: la musica popolare italiana è vicina agli abitanti dell’Abruzzo.
Speranze di mari blu contenuto nel disco Orizzonti Capo Verde e dintorni di Karin Mensah
Intervista
Hai iniziato a suonare la chitarra all’età di dieci anni e a studiare seriamente batteria a quindici. Prima il rock, poi la classica, poi ancora il rock, pop, etno, folk, reggae, fusion, jazz,… tutti questi generi così diversi tra loro come hanno influito nella tua musica?
Sono stati tutti determinanti. Credo che la musica debba essere affrontata in tutti gli stili, però con cognizione di causa, nel senso che tutti i generi musicali hanno un modo diverso di essere, ma hanno anche delle caratteristiche che ti danno la forza per capire tutti i generi musicali.
Sin da ragazzo mi piaceva ascoltare la musica. Ho avuto un padre molto attento che mi faceva ascoltare tanti generi musicali, mi sono quindi arricchito passando dal periodo degli anni ‘60 con Elvis, proseguendo con il prog degli anni ’70, il rock della fine degli anni ’70, certamente anche con il blues ecc. Gli anni ’70 secondo me sono stati gli anni più belli, di grande creatività. Tutti questi stili musicali mi hanno segnato, nel senso buono, mi hanno incuriosito e sono andato alla ricerca di capire quale fosse la differenza tra uno stile e un altro.
Hai iniziato a comporre musica e scrivere pezzi molto presto. Cosa ti ha spinto?
Ho cominciato a scrivere pezzi molto presto ma ho sempre lavorato come musicista e sono sempre stato dietro la mia batteria, uno strumento che amo tantissimo, perché ero molto timido… mi piaceva molto scrivere canzoni nei primi gruppi che avevo negli anni ’80.
Tra le altre cose avevo inciso anche qualche disco importante con questi gruppi, anche agli Stone Castle Studios del Castello di Carimate [tra gli anni ‘70 e ‘80 i più grandi artisti della musica italiana come Lucio Dalla, Fabrizio De André, Roberto Vecchioni, Pooh, Mauro Pagani e molti altri incidevano presso questi studi]. Eravamo molto giovani, avevo 20 anni e in quel periodo ho iniziato a scrivere le prime canzoni, che però non cantavo io ma cantavano altri, perché a me piaceva molto la parte musicale. Poi mi sono arricchito ascoltando e suonando con artisti importanti italiani ed è nato tutto il resto: mi sono beccato il virus della canzone d’autore.
Con il tuo primo singolo Vivo nella notte (2000) hai partecipato a numerosi Festival in Italia e all’estero (da citare il Baltic Festival in Svezia e Il Pigro, dedicato a Ivan Graziani).
Nel 2001 hai inciso il secondo singolo Parole bellissime, che ha riscosso un ottimo successo radiofonico. Il pezzo anticipa il tuo primo album Senza fiato contenente 12 brani inediti da te arrangiati (Attraversami il Cuore vanta anche la collaborazione di Mauro Pagani in veste di violinista e coautore).
Nel 2003 è uscito Linea di confine, contenente 10 brani inediti e una ghost track, promosso presso i più importanti Music Store italiani (Messaggerie Musicali, Fnac, Feltrinelli), Radio e Tv. Nello stesso anno hai aperto i concerti italiani di Alanis Morisette con Linea di confine.
Nel 2004 sei stato impegnato nell’attività promozionale del nuovo album Il Pirata prodotto insieme a Massimo Marcolini (collaboratore di Zucchero e vincitore del Festival di Sanremo con Alexia da produttore) e Leo Rosi (collaboratore di Zucchero): radio, tv (SkyChannel, Macht Music, TvModa, MagicTv), concerti e festival.
Con Un buon motivo, uscito nel 2007, hai aperto i concerti italiani di Lee Ryan.
Come descriveresti questa tua evoluzione musicale tra i vari album?
Il primo album Senza Fiato è un album a cui sono ancora legatissimo. Il titolo è anche il pezzo trainante del disco, un pezzo che propongo ancora nei live, è il mio ‘cavallo di battaglia’. Poi c’è Attraversami il cuore, un altro brano del disco, l’ho scritto a quattro mani con il grande Mauro Pagani. È stato un disco di partenza molto propositivo e molto vero perché abbiamo suonato tutti in diretta: è un disco registrato come si faceva una volta suonando tutti insieme in diretta. Un disco pop molto vivo che accarezza un po’ il blues e il rock.
Il secondo, Linea di confine, invece è un disco dove si focalizza di più l’attenzione ai testi. Mi sono avvicinato maggiormente alla canzone d’autore, infatti è uscito con l’etichetta D’Autore che ha pubblicato dischi di artisti importanti come Battiato.
La promozione del primo album è stata random: calcavo diversi palchi italiani, mentre per il secondo ho avuto l’opportunità di aprire i concerti di Alanis Morisette. È stata un’esperienza pazzesca! Ho un ricordo strepitoso di lei: alla fine del concerto sono andato a salutarla e a ringraziarla perché mi aveva dato l’opportunità di salire sul palco e lei con i capelli lunghi e bellissimi mi ha accolto in camerino dove tra l’altro non voleva nessuno, un camerino ricostruito a seconda delle sue esigenze come fanno solitamente per i grandi tour… l’ho ringraziata per l’ospitalità e lei mi ha guardato dritto negli occhi e in maniera decisa ed elegante mi ha detto ‘io ringrazio te, perché se tu sei qui c’è un motivo’ ed è stata lei, a distanza di anni, ad avermi dato l’idea del senso del buon motivo con Un buon motivo.
Prediligi l’aspetto ritmico a quello melodico/armonico?
Siccome sono un musicista tecnico che ha lavorato con tanti artisti penso di aver spiazzato un po’ tutti con i miei dischi, perché tutti si aspettavano brani incalzanti, ma la mia voce un po’ contrasta con il mio fatto musicale: sono molto ritmico quando suono e accompagno e invece quando scrivo sono più caldo, forse perché la mia voce ha delle caratteristiche che non sono prettamente rock, c’è questa conflittualità anche in me, una dualismo che tuttora mi accompagna.
Scrivi prima il testo o la musica?
Tutte le nostre giornate sono fatte di immagini e di momenti, spesso e volentieri da una cosa che mi succede o da un qualcosa che vedo mi viene in mente un’idea e da lì comincio poi a svilupparla.
Può essere solo un’immagine come la visione di un bambino o l’incontro con una persona che mi dà l’ispirazione. Capita quindi che mentre sto scrivendo o strimpellando a casa mia con la chitarra, più di rado con il pianoforte, mi viene un’idea da provare dopo che ho visto un episodio che mi è capitato durante la giornata. Altre volte invece l’ispirazione viene dal solo ritmo: prendo le percussioni, djembe, darabukka, la batteria o altro e mi metto a tamburellare e da lì mi viene in mente una cosa quindi non necessariamente partendo da un’immagine, a volte anche dal nulla. Nei testi scrivo quello che ho vissuto e spesso scrivo quello che vorrei sentirmi dire dagli altri. Quando si scrive un brano però si deve lavorare molto, bisogna riuscire a capire dove si sta andando, non basta avere l’idea. Non credo molto a tutti questi artisti, e sono tanti, che dichiarano di comporre tanti testi come 30 canzoni al mese, credo invece che i dischi e lo scrivere i testi siano davvero una cosa unica. Si tratta di una vera alchimia che avviene in un momento in cui nella vita puoi essere felice o triste, ma soprattutto ti viene dall’anima, è il lato creativo, a volte non sai nemmeno come succede, ma alla fine i brani devono comunque essere cullati come dei bambini per farli diventare adulti.
Nel singolo Domani 21.04.2009 hai collaborato come cantante e batterista con Claudio Baglioni, Al Bano, Franco Battiato, Samuele Bersani, Caparezza, Luca Carboni, Caterina Caselli, Carmen Consoli, Cesare Cremonini, Dolcenera, Elio e le Storie Tese, Elisa, Tiziano Ferro, Fabri Fibra, Eugenio Finardi, Giorgia, Gianluca Grignani, J-Ax, Jovanotti, Ligabue, Gianni Morandi, Morgan, Gianna Nannini, Negramaro, Nek, Mauro Pagani, Laura Pausini, Piero Pelù, Max Pezzali, Massimo Ranieri, Francesco Renga, Ron, Enrico Ruggeri, Antonella Ruggiero, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Zucchero e molti altri.
Un singolo che ha raggiunto la vetta della classifica in qualità di singolo più venduto nel 2009. Hai partecipato quindi tra gli artisti uniti per la popolazione dell’Abruzzo colpita dal tremendo terremoto. Vuoi parlarci di questa esperienza? Sei uno di quei musicisti che fa musica per il ‘sociale’, quale pensi sia il compito dell’artista oggi?
Credo che una canzone o la musica non possano cambiare il mondo, però credo che possano cambiare l’attenzione verso il mondo, verso ciò che succede. Sicuramente invece tutte le forme d’arte insieme possono cambiare il mondo, non solo la musica o una sola canzone. È accaduto però che in questo brano dedicato all’Abruzzo, al brutto terremoto che ha devastato l’Aquila, ci sia stato un momento di grande sinergia tra tutti questi artisti che ho avuto la fortuna di incontrare e con cui ho avuto la fortuna anche di suonare e di collaborare: tutti insieme eravamo destinati per un solo progetto. C’era questo atteggiamento propositivo per far qualcosa per gli altri. Noi essendo vicini alla musica volevamo che i soldi andassero al Conservatorio Alfredo Casella. Sono passati gli anni e devo dire che un po’ però sono stati dimenticati. Quello che si vede nel video però è quello che è successo, mi è capitato di vederlo anche dopo qualche tempo ed è un video che trovo veramente magico e penso che alla gente sia arrivato il messaggio.
Tra i vari grandi palchi in cui ti sei esibito è doveroso citare il Teatro Ariston di Sanremo, dove hai accompagnato alla batteria Mauro Pagani, Massimo Ranieri, Badara Seck, Joan Isaac, Z-Star e molti altri artisti al Premio Tenco Sanremo 2009.
Sei stato inoltre invitato come ospite musicista al ‘Concerto per Viareggio’ (Stadio dei Pini, Viareggio, 19 agosto 2009) dove hai suonato con Sting, Zucchero, Jeff Beck, Mario Biondi, Andrea Bocelli, il re del soul Salomon Burke, Noemi, Malika Ayane e molti altri artisti di fama mondiale in memoria delle vittime della tragedia ferroviaria di Viareggio.
Hai partecipato al concerto del 1° Maggio 2007 in P.zza S. Giovanni a Roma suonando con Francesco Sarcina (Vibrazioni), Manuel Agnelli (Afterhours), Max Gelsi (Elisa) e il violoncellista Giovanni Sollima, diretti da Mauro Pagani. Hai sempre suonato davanti a migliaia di persone, raccontaci della tua esperienza sui grandi palchi.
Il primo maggio è un evento veramente affascinante come il LIVE 8 perché anche io ho avuto il piacere di suonare al LIVE 8 nel 2005 ed è stato fantastico perché il Circo Massimo tiene quasi 500.000 persone, il 1° maggio ne tiene quasi altrettante e diciamo che è un palco che ti dà grandi soddisfazioni. Inoltre sono riuscito anche a passare in orari televisivi e ti rendi conto quanto sia bello il nostro lavoro.
Devo dire la verità che non amo molto la musica legata alla politica, nel senso che tutto è politicizzato e purtroppo anche il nostro lavoro. Il mio messaggio è che la musica deve essere una forma d’arte; per esempio Mozart o Wagner facevano musica, uno è morto in miseria, l’altro era un grande imprenditore di se stesso, però alla fine componevano.
Come artista posso dare un messaggio di speranza, unire le persone e cercare di sensibilizzare e di far capire, il 1° maggio è un palco senza dubbio importante però io non amo molto gli artisti che voglio fare per forza politica, io amo la musica. Gaber era un grande, è vero faceva politica, ma faceva musica prima di tutto, era ironico, prendeva in giro, ma lui non voleva dare il sentore che andasse in quella direzione. Lo stesso De André era un anarchico che faceva della grande musica, aveva preso i più grandi musicisti con sé e così era anche produttore. Preferisco questo modo di fare musica, perché alla fine bisogna essere sé stessi e trovo che artisti come Vasco, Ligabue, Antonacci o altri sono riusciti ad entrare nelle case della gente e nel cuore della gente per un motivo. Come per i Pooh, dopo 30-40 anni che sono ancora in pista, vuol dire la gente si affeziona e questa è una caratteristica bella degli italiani. Purtroppo però è anche vero che se uno non riesce ad avere visibilità televisiva non può arrivare nelle case della gente.
Con l’album Joe Damiani Trio canta Modugno, vol. I hai fatto riemergere la musica popolare facendo così appassionare le nuove generazioni della bella musica italiana di Domenico Modugno rivisitata in chiave etno/folk e per certi versi reggae con un’attenzione particolare all’aspetto ritmico, oltre che agli arrangiamenti raffinati.
Nel 2009 hai suonato brani tuoi tratti da Senza Fiato, Linea di confine e Un buon motivo oltre a rivisitazioni dei classici di Modugno presso l’Ambasciata Italiana di Madrid. Cosa ti ha colpito in particolare della musica di Domenico Modugno per spingerti ad incidere un disco?
Mi trovavo a Verona e stavano cercando un interprete di Modugno a livello italiano, cercavano artisti, musicisti italiani, anche famosi, avevano quindi fatto audizioni in giro per l’Italia. Si trattava di una commissione di Verona legata all’Arena. Quando mi hanno proposto questa cosa devo dire la verità che non era nelle mie corde cantare Modugno perché, a differenza di altri grandi cantautori italiani come Genovese, De André, Gino Paoli, Lauzi, che erano più cantastorie, Modugno era veramente un cantante. Lui è stato il primo cantautore, aveva dato la svolta. Tenco era un altro molto bravo, un buon cantante, ma non era un cantante a quei livelli. Modugno era veramente molto bravo e questa è stata una sfida con me stesso perché lo conoscevo ma non lo seguivo tanto, mio padre me lo aveva fatto sentire da ragazzino, ma amavo principalmente tutta la musica anglosassone e molto la musica americana e quindi ascoltavo generi distanti da quello di Modugno. Ho sempre ascoltato tutta la musica, ma poi devi trovare dei generi e farli diventare tuoi. Ho studiato il suo modo di cantare e il suo modo di scrivere le canzoni. È stato un impegno, ci ho impiegato parecchi mesi per riuscire a fare una cosa che mi rendesse credibile e soprattutto che mi rispecchiasse. Ad esempio Ciao ciao bambina è in chiave folk rivisitata, una grande rilettura anche ritmica che mi rispecchia molto, è un pezzo a cui sono molto legato anche ritmicamente. Ho fatto un arrangiamento a parte e ho avuto tanti riconoscimenti oltre al Premio Piazza Erbe. È stata una vittoria personale perché sono riuscito a reinterpretare un grande artista, un artista importante, ma soprattutto ho cercato di non mancare di rispetto e sono stato attento a non toccare le melodie, ho mantenuto le tonalità originali e ho cambiato però tutto quello che riguardava l’arrangiamento.
Hai omaggiato Sting, con il quale, ricordiamolo, avevi suonato a Viareggio, traducendo in italiano il magnifico brano Fragile in Come siamo fragili e registrando un video. Il brano narra la fragilità dell’uomo dinanzi agli eventi drammatici, le calamità naturali per esempio. Parlaci di questo singolo uscito nel dicembre 2014.
Ho tradotto esattamente il testo originale e in certi momenti devo dire la verità che è stato veramente tragico perché noi abbiamo le tronche e la lingua inglese è invece molto più melodica, più morbida. Il brano è stato accolto molto bene proprio per come l’ho arrangiato al mio modo, secondo il mio stile fino a farlo diventare ‘mio’ e per come sono stato fedele al testo, mi hanno riconosciuto per essere stato il primo a fare questo tipo di traduzione fedele all’originale. È stato per me un grandissimo onore avere una liberatoria da EMI Music Publishing inglese, non è facilissimo… Tutto è nato con il concerto che abbiamo fatto a Viareggio: ero nella band di Zucchero e ho avuto il piacere di suonare anche con Sting, Jeff Beck e molti altri. Mi sono trovato a suonare con loro, abbiamo suonato dei brani insieme: questa è la cosa bella del mio lavoro, dell’essere musicista e batterista! Se sei solista a volte finisci su un palco che potrebbe essere anche un palco importante e ti trovi altri colleghi, ma quando fai il musicista ti capita di suonare con tutti, anche tutti insieme nello stesso momento. Suonare in diretta sullo stesso palco insieme a Zucchero, Sting, Jeff Beck, Solomon Burke ecc è stato veramente emozionante. Nel 1983, quando avevo 15 o 16 anni, ero andato al concerto di Sting a Milano e rivederlo dopo anni con lo stesso basso è stata un’emozione! Quando l’ho incontrato gli ho parlato e gli ho detto scherzosamente che se mi avesse fatto una radiografia avrebbe trovato cinque dischi dei Police tra le corde vocali perché li avevo ascoltati veramente tanto. Amavo molto Stewart Copeland, fa parte dei batteristi che amo pazzamente insieme a Billy Cobham, Steve Gadd e Vinnie Colaiuta, tra i più giovani che rispetto tantissimo e che sono dei grandi batteristi che ho avuto il piacere di incontrare poco tempo fa; oltre naturalmente ai grandi batteristi che sono stati dei caposcuola ed ho seguito tantissimo come Tony Williams, Max Roach, Elvin Jones e Jack DeJohnette.
Sei anche un ottimo insegnante non solo di batteria e percussioni, ma anche di drum&voice, un corso che focalizza l’attenzione sull’aspetto ritmico dedicato principalmente ai cantanti. Insegni in diverse accademie (Libera Accademia In Franciacorta, Accademia di Alta Formazione Musicale/Accademia Superiore di Canto di Verona sono solo alcune), puoi spiegare ai nostri lettori i pilastri su cui fondi i tuoi insegnamenti?
Con il Drum & Voice cerco di portare i cantanti alla conoscenza dei vari stili musicali e insegno come appoggiare e come portare il tempo su tutti gli stili dal jazz al blues, dal rock al reggae perché oggigiorno non si può più essere ignoranti. Molte cantanti pensano che essere un po’ carina, bella e intonata ti cambi la vita, ma non è proprio così, devi andare a studiare. Se vuoi diventare un buon medico, un buon dottore, un buon avvocato, un buon professionista è chiaro che devi studiare. Certamente non deve mancare il guizzo, perché ci sono un sacco di esecutori nelle orchestre e c’è gente che suona e non ha creatività. Ognuno fa il proprio percorso però una base ci vuole. Il Drum&Voice è molto interessante perché entra nel particolare e ti fa capire come ogni stile vada affrontato in maniera diversa: un pezzo swingato, un pezzo invece dritto, un pezzo pop o un pezzo blues. Soprattutto insegna per esempio nella canzone d’autore ad avere un tempo e a dare un senso e un peso alla parola.
In questi giorni stai registrando un nuovo album, puoi darci qualche anticipazione?
Ho inciso diversi album e singoli e per anni sono stato accusato di non avere usato la parola ‘amore’. Non so spiegarlo, ma proprio in questi giorni, avevo già una trentina di pezzi, ho capito che in fondo anche se noi corriamo di fretta e tutto corre di fretta e a volte ci troviamo nel fango è solamente con l’amore che possiamo ripartire, possiamo risalire. Quindi ho scritto Scelgo l’amore, questo nuovo pezzo che forse sarà il nuovo singolo però ho un altro brano in registrazione che invece si intitola La mia follia. Stiamo registrando i due pezzi proprio in questi giorni a Milano presso gli Studi di Officine Meccaniche di Mauro Pagani, lo stesso studio dove abbiamo registrato anche Domani. L’album invece è quasi terminato e uscirà a settembre, un disco molto maturo e molto di anima e penso che sarà il disco più maturo della mia carriera, di questo ne sono quasi certo. Il 20 maggio invece uscirà il singolo, dobbiamo decidere quale dei due brani, entrambi sono molto forti.
Vuoi lasciare un messaggio ai giovani musicisti che ci seguono? Un consiglio da un artista esperto del mondo dello spettacolo.
‘Si sbaglia di più per quello che non si è fatto’ è un verso di una canzone del mio nuovo disco. Bisogna stare attenti a non sbagliare di più di quello che si è fatto, nel senso che la cosa che auguro a tutti è che io sono un ottimista e quindi voglio spronare tutti i ragazzi che vogliono affrontare questo lavoro nel dire che è un lavoro difficilissimo, ma allo stesso tempo bellissimo e che vale la pena di affrontarlo fino in fondo, ma con cognizione di causa, confrontandosi sempre con gli altri e possibilmente quelli più bravi. Auguro quindi a tutti i ragazzi che stanno interpretando o che vogliono incidere nuovi dischi di andare avanti ricordandosi che si deve lasciare qualcosa di bello.
Joe ti ringrazio a nome di Music Wall e dei nostri lettori per continuare a regalarci forti emozioni con la tua musica!
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