Intervista a Francesco Loccisano, il Maestro della chitarra battente.
Questa sera, 28 agosto, aprirà la terza serata di concerti firmata Acoustic Franciacorta.
Sei diventato uno specialista della chitarra battente dopo aver studiato chitarra classica, elettrica e flamenca. Questo strumento vanta 500 anni di storia ed è nato nel mondo contadino del centro e sud della penisola. Dopo un periodo di ‘impoverimento’, causato dalla crisi economica che ha da sempre ostacolato le popolazioni del Sud Italia, a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso, grazie al lavoro della famiglia De Bonis, la chitarra battente ha avuto una rinascita. Cosa ti ha stregato della chitarra battente? Ritrovi nel folklore latino, sia esso calabrese, pugliese o andaluso, una vicinanza alla musica che ascoltavi da piccolo?
Nel ’98 mi avvicino al mondo della musica popolare calabrese entrando a far parte dei Quartaumentata, gruppo di ricerca, con il quale attraversammo un periodo di forte attività concertistica, la caratteristica che distingueva i 4+ era il vernacolo e quindi le ritmiche tradizionali della nostra terra, ero ancora in balia della chitarra classica e flamenca. La collaborazione con Mimmo Cavallaro, artista locrideo, che ha portato il sound calabro su svariati palchi nazionali ed oltre, mi portò a dare più importanza alla battente. Il primo approccio fu traumatico tant’è che non ebbi una buona considerazione dello strumento, anzi, poi mi resi conto che le difficoltà esecutive potevano diventare una peculiarità su cui lavorare e dar così vita ad un mio progetto, molto originale. Ho subito instaurato un rapporto di collaborazione con Rosalba De Bonis, nipote di Vincenzo e Nicola nonché figlia di Costantino, grandi Maestri Liutai di Bisignano (CS). Mi propone uno strumento fuori dai canoni tradizionali, diamo così il via alla battente modello Loccisano. Oggi utilizzo soprattutto chitarre costruite da Sergio Pugliesi di Scilla (RC) in arte “Oliver”, una persona speciale con il quale ci siamo subito trovati d’accordo su punti fondamentali e soprattutto sulla modernità del profilo estetico. Le Chitarre di Sergio permettono un’esplorazione accurata sia ritmica ma anche melodica ed armonica e danno la possibilità di galoppare all’interno di un mondo compositivo vergine e tutto da costruire.
La chitarra battente è in realtà una versione italiana della chitarra barocca detta anche spagnola, quindi uno strumento colto che grazie all’adozione da parte di quel filone musicale, che spesso viene sottostimato, gli ha permesso di sopravvivere fino ai giorni nostri. La sua anima mediterranea mi permette di accostarla a qualsiasi genere mantenendo autentico il senso d’appartenenza.
In questi giorni, dal 26 al 28 agosto, nella tua terra si sta tenendo il Festival “I Tamburi di San Rocco”, un Festival organizzato dall’Associazione Culturale Battente Italiana e dal Comune di Gioiosa Jonica (RC). La terza edizione ha visto salire sul palco i Tamburello Cafè (dal Lazio e dalla Puglia), I Tamburellisti di Torrepaduli (dalla Puglia: Pierpaolo De Giorgi, Donato Nuzzo, Salvatore Crudo, Rocco Lucà, Serena D’Amato, Valentina Cariuolo) con la pizzica che guarisce i tarantati e stasera vedrà esibirsi la Skunchiuruti Band con un repertorio di canti e musiche della cultura orale calabrese e I Tamburi di Luca Scorziello (Calabria-Sicilia) con un ospite d’eccezione: il senegalese Badarà Seck che molti di noi ricordano per aver cantato Creuza de ma con Mauro Pagani e Massimo Ranieri. Questa edizione vede nascere anche il concorso nazionale sui Tamburi di San Rocco. Sei il Direttore Artistico di questa grande manifestazione. Raccontaci l’importanza della musica legata ai ‘Tamburi di San Rocco’, che è anche il titolo dell’ottava traccia del tuo album Mastrìa.
Nel 2013 il comitato festa di Gioiosa Jonica mi propose la direzione artistica di una 3 giorni e da qui nacque l’idea di organizzare un festival dando importanza alla tradizione. Gioiosa Jonica si contraddistingue dalle altre feste patronali, in quanto quella di San Rocco ha un forte richiamo votivo e religioso ma il rito più importante è il suono dei tamburi dietro la processione del Santo. Innumerevoli i suonatori (200/300) a tratti anche di più, un suono catartico che scava nel senso più profondo della fede e la festa diventa un esplosione di emozioni.
Ad Ottobre del 2013 quando stavo per chiudere il mio secondo album Mastrìa, decisi nell’ultimo mese di dedicare un brano a questa intensa tradizione che mi ha formato nel mio percorso artistico.
Nella programmazione gli artisti che ho scelto sono tutti collaboratori dove ci si incontra spesso in altri eventi e rappresentano a pieno il senso del festival, ad esempio: I tamburellisti di Torrepaduli organizzano la notte di San Rocco nella loro città in Salento, i Tamburello Cafè spaziano su tutti i ritmi del nostro meridione mentre i Skunchiuruti sono la New Generation del movimento che sta spopolando nelle piazze calabresi.
I tamburi di Luca Scorziello, un’orchestra di 20 percussionisti, spaziano dalla world Music alla dance music passando per i ritmi tribali con lo Special Guest di un grande Badara Seck che non ha bisogno di presentazioni.
Novità di questa terza edizione è il primo concorso nazionale di percussioni che si basa sulla suonata tradizionale, un modo per stimolare la creatività ed incuriosire su come un suono così ancestrale possa essere interpretato oggi da diversi batteristi/percussionisti.
Nei due lavori discografici Battente Italiana (2010; RaRa Records) e Mastrìa (2013; CNImusic Srl) hai ritagliato un piccolo spazio anche a tuo figlio che canta delle dolci melodie nei brani Il bruco e Il DVD volante. Pensi sia importante coinvolgerlo fin da piccolo nel mondo della musica e in particolare nel tuo mondo, quello della chitarra battente?
Mio figlio Samuele sin da piccolo ha manifestato un forte interesse per la musica ed una grande creatività, Il bruco, song del primo album, canzoncina che gli insegnò la maestra d’asilo, la registrò a primo colpo, mentre Il dvd volante è una sua estemporanea composizione che a primo ascolto trasmette tanta tenerezza ma ne scaturisce un maturo senso compositivo. Tante sono state le occasioni in cui l’ho fatto esibire ai miei concerti ed è stato subito un grande successo, ricordo il Kaulonia Tarantella Festival, una platea di oltre 8000 persone di fronte al palco che non lo ha per nulla intimorito, anzi… tutt’altro. Oggi Samuele preferisce gli strumenti a percussione come il cajón e la batteria ed in questo periodo della sua vita (15 anni) sta seguendo la scia del rap come tutti i suoi coetanei.
Sei impegnato nella diffusione di questa arte anche attraverso l’insegnamento. Oltre ad impartire lezioni private hai scritto un manuale pubblicato da fingerpicking.net: “La chitarra Battente di Francesco Loccisano”. Cosa si deve aspettare un chitarrista che vuole avvicinarsi al mondo della chitarra battente con lo studio del tuo manuale?
La chitarra battente ha un’accordatura differente rispetto a tutte le altre chitarre tradizionali, avendo cinque corde doppie e la cassa bombata è differente anche l’approccio tecnico. Le leggende nel mondo chitarristico raccontano che prima di imbracciare una battente è importante avere una buona familiarità con la chitarra classica, per me è sbagliato. Iniziare subito ad imbracciare la battente ti dà la possibilità di evitare traumi che in passato ho vissuto sulla mia pelle, sfatiamo il mito.
Il mio manuale evidenzia aspetti di postura e di esecuzione, credo serva una grande dose di entusiasmo perché ci si ritrova di fronte ad uno strumento tutt’altro che semplice. Sono tanti i ragazzi che hanno studiato con me negli ultimi anni, purtroppo oggi ho meno tempo a disposizione ed ho scelto di pubblicare il manuale per dare la possibilità a persone volenterose di studiare, è sempre in notevole crescita l’interesse per questo strumento, il metodo è stato già venduto oltreoceano e da buon sognatore quale sono credo che a breve succederanno fatti strepitosi.
Nel 2005 sei entrato a far parte dei Taranta Power di Eugenio Bennato come chitarrista e arrangiatore. Hai suonato quindi in Messico, Algeria, Marocco, Egitto, Polonia, Lussemburgo, Tunisia, Galles, Inghilterra, Scozia, Mozambico, Grecia, Libano, Siria, Germania, Kossovo, Sud Africa, Etiopia, Turchia, Spagna e Canada. Vuoi raccontarci un episodio speciale di questo lungo tour?
Eugenio mi ha dato tanto, il mio archivio racconta e vanta più di 550 concerti in 5 anni, una tournée senza pause, un’esperienza vissuta tutto d’un fiato. Eugenio si è sempre distinto come artista, non ha mai ceduto alle logiche di mercato ed i suoi concerti sono stati sempre una festa a cuore aperto, prima dei concerti incontravamo sempre gli artisti del luogo per creare un’iterazione di pura contaminazione che sollevava l’orgoglio della gente. Pochi come lui.
Tra i numerosi musicisti con i quali hai collaborato è da citare Vinicio Capossela. La chitarra battente diventa nella sua musica strumento di accompagnamento alla voce. Parlaci di questa collaborazione.
Con Vinicio è scattato subito un forte e reciproco interesse. La prima volta lo incontrai nel 2011 al Teatro Petruzzelli di Bari, mi catapultò sul palco per un brano solo voce e battente senza neanche provare, improvvisazione pura. Dall’entusiasmo di quella serata nacquero tante altre collaborazioni, sia concertistiche che creative. Poi fare i ravioli insieme alla madre è segno che la musica è un dolce contorno che insaporisce il senso dello stare insieme.
Con lo spettacolo Battente Sola salirai per la prima volta sul palco di Acoustic Franciacorta. In dodici anni di Festival questo sarà il primo che vedrà un concerto di chitarra battente. Gran parte del pubblico franciacortino ascolterà quindi per la prima volta la tua musica. Qual è il messaggio che vuoi lasciare?
Conosco da anni il festival di Franciacorta ed ho sempre pensato che sarebbe stato splendido poterci suonare, bene, questo momento è arrivato e l’emozione dà la giusta carica. Credo sia importante poter far conoscere uno strumento tutto italiano come la chitarra Battente ad un pubblico che ormai ha visto esibirsi tanti chitarristi di differente estrazione stilistica. La chitarra battente appartiene anche al nord, abbiamo tante testimonianze di utilizzo, ad esempio a Bagolino (BS), se ne faceva un grande uso durante i festeggiamenti del carnevale, Giorgio Sellas era un liutaio del 1600 che costruiva battenti nella sua Venezia. Credo sia arrivato il momento di riprenderci ciò che negli anni è stato accantonato per via della globalizzazione commerciale e di ridare la giusta dignità ad uno strumento tricolore che di eleganza ne ha da vendere. Nel sud Italia la battente ha sempre avuto il ruolo di accompagnamento al canto, oggi sono riuscito a darle una centralità solistica grazie anche alla contaminazione, un potenziale a mio avviso inespresso. Sono convinto che il pubblico Franciacortino riuscirà ad apprezzare e riconoscere un sound che fondamentalmente gli appartiene.
Visita il sito ufficiale di Francesco Loccisano.
ACOUSTIC FRANCIACORTA
Oggi, venerdì 28 agosto presso il Sagrato della Pieve di S. Andrea di ISEO:
ore 21.00 – concerto con Francesco Loccisano (chitarra battente), Andrea Valeri (fingerstyle), Michael Fix (fingerstyle)
Visita il sito web del Festival!