Da ormai una settimana circola sui social la campagna #coglioneNO su un corretto pagamento dei “creativi”, essi siano web designer o musicisti (o artisti in generale). Il video brevemente sottolinea come sia impensabile trattare un idraulico, un giardiniere e un antennista alla stregua di un creativo, ovvero con la tanto odiata risposta “non ci sono fondi ma ti faccio pubblicità”.
Qualche giorno fa un gruppo di miei amici sono stati contattati per suonare ad un evento e alla fine s’è scelto un gruppo che ci andava a gratis.
Questi due fatti m’hanno dato da pensare e non poco: di chi è la colpa del non farsi pagare? È davvero imputabile solamente ai proprietari di locali avidi e meschini o forse anche noi musicisti abbiamo una colpa? Ragionando in maniera fredda e cinica, il mercato viaggia verso il prezzo minore. La legge della domanda-offerta è ormai un procedimento ben oleato e studiato ampiamente: all’aumentare dell’offerta, la domanda si sposta su chi “costa meno”. E questo è il punto. Indipendentemente dalla situazione o dal locale, suonare gratuitamente è deleterio non solo per chi suona ma anche per chi suonerà. Si dà una cattiva abitudine ai locali.
Lo so che è tempo di crisi, che c’è la recessione e tante altre cose, ma a maggior ragione da un momento del genere bisogna spingere per ridare dignità alla professione del musicista, e di conseguenza dell’artista e del creativo. M’è già capitato di collaborare con locali che offrono un cachet irrisorio (ma ti faccio pubblicità, vedrai che poi ti richiamiamo a prezzo pieno) e poi vedermi la serata dopo, nello stesso locale, artisti pagati molto, e dico molto, più di quanto si supponeva il locale potesse permettersi.
Suonare in pubblico è stupendo, un’emozione indescrivibile e chi si impegna a suonare in locali lo fa dopo prove, spese di strumenti e sale prova, benzina e tempo. Chiedere di riconoscerne la dignità è doveroso, oggi più che mai.