Hendrix e la carta maledetta

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“Jimi era entusiasta, era straordinario vederlo, come uomo nero, che sperimentava l’Africa. Ha amato la cultura e le persone, ha riso più di quanto io l’abbia mai visto ridere prima”. Con queste parole Deering Howe, compagno di viaggio di Jimi Hendrix, ricorda la loro vacanza in Marocco nell’estate del 1969. Una visita che ha lasciato dietro di sé moltissime storie e racconti, tra i quali uno degli aneddoti più suggestivi dell’ultimo periodo della vita di Hendrix, un presagio della sua morte.
Sono i primi giorni dell’agosto 1969 e Hendrix si trova in un villaggio del Marocco in compagnia della sua nuova combriccola newyorkese, formata dall’amico Deering Howe, giovane rampollo di una famiglia di alberghieri di Manhattan e due ragazze conosciute pochi mesi prima, Colette Mimram e Stella Douglas. Al loro arrivo ad accoglierli con tutti gli onori è stato addirittura Jimiil capo tribù, non certo per rendere omaggio alla rockstar, totalmente sconosciuta da quelle parti, ma perché è il nonno di Colette. La giovane infatti è originaria della zona intorno a Casablanca: capitata a New York all’età di diciassette anni in cerca di fortuna, era poi riuscita ad aprire insieme a Stella, ex moglie del produttore discografico Alan Douglas, un negozio tutto suo. Proprio nella loro boutique al 321 East Ninth Street, nel Lower East Side – uno dei punti di riferimento della moda hippie, dove si potevano trovare a curiosare, tra indumenti e accessori per tutte le tasche, ogni genere di personaggi – era cominciata l’amicizia con Jimi, attirato nel negozio da una giacca esposta in vetrina, con le frange e le fantasie azzurre, la stessa che poche settimane più tardi sarebbe comparsa sul palco di Woodstock. Colette e l’amica si trovano in Marocco per lavoro: le ore passate a spulciare tra i mercatini di Parigi o Londra e i sook di Marrakech per trovare nuove idee o capi da mettere in vendita erano il segreto del loro successo, che le aveva collocate tra le stiliste più influenti dell’epoca.
Jimi era capitato in terra marocchina per fare loro una sorpresa, ma in maniera del tutto inaspettata anche per lui: saputo che Deering Howe era in partenza per raggiungere le due amiche, aveva deciso di andare a salutarlo; giusto una scappatella dal ritiro forzato nella Shokan House, la residenza nei pressi di Woodstock affittata dal suo manager Michael Jeffery per sottrarlo alle distrazioni newyorkesi e costringerlo a lavorare su un nuovo album. A Howe però era bastato poco per convincere Hendrix a concedersi una bella vacanza – la prima della sua vita – con il gruppetto con il quale ultimamente trascorreva moltissimo del suo tempo. “A cosa servono i soldi se non li puoi spendere?”. Così Hendrix era partito verso l’affascinante Marocco, diventato proprio in quegli anni una tappa frequente tra i possibili itinerari dell’hippie trail, il lungo viaggio che molti giovani statunitensi ed europei imboccavano verso l’Asia e l’India, in cerca di nuove esperienze per il corpo e lo spirito, a seconda dei gusti.

Jimi Hendrix e Colette Mimram

Jimi non si fa mancare nulla: dopo aver fatto il pieno di svaghi materiali, la sua dose di misticismo locale la sta avendo adesso, ammirando all’opera la nuova moglie del nonno di Colette, niente meno che una delle veggenti di corte del re del Marocco. L’anziana non si lascia sfuggire l’occasione per dare sfoggio delle sue abilità agli stranieri: non sa chi sia Jimi, cosa faccia nella vita o perché si trovi in Marocco, ma per lei la fronte del giovane denota sicuramente un grande genio artistico. I presenti restano piacevolmente impressionati e divertiti: che qualche discorso colto di sfuggita l’abbia indirizzata nella giusta direzione o che lo abbia dedotto sfruttando la classica intuitività dei migliori medium poco importa, la donna sa il fatto suo. Dopo avere intravisto che tra Jimi e Colette c’è del tenero, comincia con i vaticini: “Tra un anno non sarai più amica di quest’uomo a causa di altre donne”. Lusingato e divertito da questa specie di gioco, Hendrix permette alla donna di provare a leggere il suo futuro nelle carte. Estratto un mazzo di tarocchi, l’anziana inizia a predire l’avvenire del chitarrista mentre Colette, al suo fianco, traduce dal francese le sue parole. La prima carta che la cartomante estrae è “La stella”, segno –secondo lei– che Jimi sarebbestato presto attorniato da una vastissima folla. Se solo la donna avesse saputo chi aveva di fronte, avrebbe immediatamente capito quanto la previsione era semplice: d’altronde Jimi era stato “scoperto” pochissime volte, da quando era arrivato in Marocco. I quattro amici negli ultimi giorni avevano scorrazzato in lungo e in largo, da Casablanca si erano diretti a Marrakech, e da lì oltre in direzione della costa, verso Essaouira, una cittadina fortificata ben collegata con la città dove si era da poco insediata una comunità hippie, e a parte qualche turista nessuno l’aveva riconosciuto. Qualcuno anzi era arrivato a scambiarlo per Vigon, un cantante marocchino di rhythm and blues molto noto in quel periodo in Francia.
La seconda carta che esce dal mazzo rappresenta, almeno nell’interpretazione della donna, il segno di un nuovo inizio, una sorta di rinascita spirituale: Colette riporta al giovane le parole della veggente, ma la prima che traduce basta a cancellare tutte le seguenti. Chissà se per l’atmosfera suggestiva, per le previsioni scontate ma pur sempre azzeccate sentite fino ad ora o per un calo del livello del razionale, causato dalle droghe che aveva assunto durante tutto il corso della vacanza, fatto sta che l’unica parola che sembra fissarsi nella mente di Jimi è quella che dà il nome alla carta: “La morte”. A nulla servono le rassicurazioni dei presenti e della medium, Hendrix è ormai in preda alle lacrime, convinto di essere condannato.
Il 6 agosto Jimi lascia il Marocco su di un volo per Parigi. È impossibile dire se il turbamento provocato da quella sera sia realmente rimasto impresso nella mente del chitarrista; quel che è certo, invece, è che Hendrix nell’anno successivo penserà spesso alla morte, come la Mimram ha testimoniato in diverse occasioni: “Alcune volte poteva essere ‘sarò morto entro tre mesi’, altre volte invece diceva che sarebbe andato avanti a vivere solo per ‘sei mesi’, ma continuava a ripetere che sarebbe morto prima di raggiungere i trent’anni”. In una occasione Colette provò anche a ribattere: “Non dire così Jimi, è talmente negativo”. Lui le rispose semplicemente: “È come stanno le cose. Mi dispiace. Non sono pronto per andarmene”.
L’ultima volta che Colette lo sentì ripeterlo era sull’aereo che da Amburgo li stava portando a Londra, dopo il Love and Peace Festival all’isola di Fehmarn in Germania. Era il 6 settembre 1970, e Jimi non si sarebbe mai più esibito in pubblico; dodici giorni più tardi nel suo appartamento al Samarkand Hotel a Notting Hill, veniva ritrovato il suo corpo senza vita.

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