Ettore Giuradei: istrionico, rocambolescamente teatrale, traboccante di fisicità.

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Se m’andrà bene t’amerò per sempre
se m’andrà meglio morirò per te
se m’andrà male sarai solo voce
se sarà peggio un’abitudine”

(da “Eva”, La Repubblica del Sole, 2010)
Con questi versi l’ho conosciuto e mi sono bastati per amarlo.

Istrionico, rocambolescamente teatrale, traboccante di fisicità. I suoi concerti non sono solo un’esperienza sensoriale, sono una trascinante danza, sono odori di sambuca e birra che si mischiano, sono piedi scalzi e gonne lunghe che si muovono con te, in un mutevole gioco di ruoli, tra euforica esaltazione e intima interpretazione. Ogni lembo del suo corpo è parte della rappresentazione, dello spettacolo.
Ettore Giuradei si dà al pubblico, con una veemenza animalesca, con la frenesia scalpitante delle sue braccia che disegnano turbini scatenati, indiavolati. Una canzone dopo l’altra, il ritmo incalza. Non ci sono parole di apertura, non ci sono pause laconiche, scivola da un brano all’altro, con maestria funambolica. Usa sé stesso, occupa spazio, e non ha bisogno di altro.

Quattro sono gli album all’attivo del cantastorie franciacortino, ognuno fortemente distinto dall’altro, poiché differenti sono le collaborazioni che li hanno prodotti. Da Panciastorie (2005) a Giuradei (2013), passando per Era che così (2008) e, forse il più noto, La Repubblica del Sole (2010).
Pregnanza di contenuti, innumerevoli i riferimenti a testi, poesie, racconti, favole, immagini evocative e sensazioni che si susseguono in un vortice di parole e musica.

La prima opera, Panciastorie, forgia testi di chiaro stampo cantautorale con arrangiamenti rock, dove la prepotente chitarra elettrica graffia il velo di malinconia e ne dà libero sfogo. Una notte autunnale in un’osteria, sguardi ebbri, “una calamita di bellezza senza rispetto”, occhi che si specchiano nel lago, e il piccolo gioiello che è Porterò con me.

Il secondo album prosegue sulla strada intrapresa lasciando maggior spazio al pianoforte del fratello e maestro Marco, invitandoci ad un “banchetto di vino e carne”, dove ci si lascia avvinazzare da atmosfere oniriche alla Capossela. Testi spesso trascinanti nella loro apparente incomprensione, dove tra piante gialle e stanche che ci guardano il pancino, baci da bambola, seni masticati e culi sulla lavatrice non resta che abbandonarci “all‘incertezza delle cose, alla verità che passa in ogni calice…”. Da segnalare l’omaggio a Pasolini, solo voce e piano, scarno e essenziale.

Ettore Giuradei - Music Wall Magazine

Ettore Giuradei – Music Wall Magazine

Raffinatezza di arrangiamenti e contenuti per la Repubblica del Sole, da Eva Strega, due brani che sono un inno alle figure femminili, alla donna che è amante, amica, sorella, madre. Se ne ricava la possibilità di ricercare nell’amore quella completezza carnale e spirituale, di chi è complice prima che amante.
“Ci saranno i sognatori a occupare le poltrone, ci sarà la correzione dei divieti e dei doveri…” così canta la lieve e giocosa Repubblica del Sole, che dà il titolo all’album. Non manca l’occasione di perdersi nel piacere, nel delirio tracimante di Sbatton le finestre.

Il quarto e ultimo album rimarca con toni molto più dirompenti temi già affrontati in album precedenti, a partire da Uno di voi del primogenito Panciastorie “la globalizzazione, senza immaginazione, e socializzazione…”  alla disincantata Paese, da La Repubblica del Sole, ritratto dell’inetta mediocrità di chi si nasconde dietro una tranquilla disperazione quotidiana.
In Giuradei la critica verso un sistema atrofizzato riemerge con rabbia, dall’incalzante Sta per arrivare il tempo all’inquieta sentenza che è Papalagi. Decisamente convincente è l’arrangiamento di Senza di noi, cover degli Otto Ohm.

Non mi resta che dire che se ancora non avete avuto l’occasione di lasciarvi trasportare da un loro concerto, fatelo, immergetevi nei loro calici e dissetatevi, vi farà bene all’animo.

Ettore e il fratello Marco, affiancati da Nicola Panteghini alla chitarra, Alessandro Pedretti alla tastiera e dai fonici Domenico Vigliotti e Ronnie Amighetti hanno terminato il 27 settembre un tour che ha macinato chilometri su e giù per l’Italia, collezionando innumerevoli date in ogni angolo della penisola.
Da allora si sono concessi una pausa, anche se Ettore e il fratello Marco non hanno resistito a qualche data in duo acustico. Mi sento di segnalare l’unica data ad oggi confermata con l’intera band, il 26 dicembre 2014 alla Latteria Artigianale Molloy di Brescia.

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